Aspettative magiche. E le sorprese nutrienti della mindfulness
Esistono animali reali e sorprendenti. Ricordi bene la prima volta che hai visto un Okapi: sembrava un enorme cavallo, con un lungo collo da giraffa e le strisce come una zebra; e come se non bastasse, una lingua prensile di 45 centimetri e due graziose corna. Una sorpresa, uno stupore che ancora oggi, quando ci pensi, ti nutre.
Ma esistono anche animali immaginari come i draghi, enormi dinosauri volanti che sputano fuoco. Se ti focalizzi su quanto potenti e benefici possono essere, o su come hai paura che siano, la tua attenzione si allontana da come stanno le cose, adesso: non c’è nessun drago, nessuna magica soluzione – o minaccia.
Oggi voglio parlarti dei tuoi draghi, delle tue aspettative magiche: hai notato come, soprattutto nei momenti di pausa e di festa collettivi – il Natale, Il Nuovo Anno, le vacanze di primavera o estive – nasca in te l’aspettativa che per magia le cose debbano andare a posto? È normale sperare di vivere momenti belli, di sollievo, ma se vuoi che a tutti i costi che siano così, spesso ti senti peggio. Pretendi che, come per magia, finisca quel problema, quel disagio emotivo. Ma questa aspettativa non cambia le cose, anzi può rendere i tuoi periodi di festa un grande peso. Magari pensavi di tener duro fino alle vacanze e poi … tutto risolto; e invece la vita si muove sempre, non va a posto: la vita pulsa.
Non c’è nessuna soluzione magica, solo l’adesso concreto, vivido. L’adesso non è solo uno spazio di disagio e costrizioni sanitarie. La vita si muove, pulsa di momento in momento. Prova a restare nel momento, adesso: è un luogo molto semplice, senza pretese. Nelle parole del monaco poeta giapponese Ryokan:
L’anno passato
un monaco sciocco
Quest’anno
Nessun cambiamento
Invece di aspettare una magia che cambi tutto e lo metta a posto, prova a permetterti per un istante di vedere come stanno le cose di fatto.
Quali sensazioni hai in questo esatto momento? Hai caldo? Hai fame? Sei in una casa confortevole? Senti il suolo che ti sostiene? Come senti l’appoggio sul cuscino e sulla sedia?
Se invece pretendi che le cose si conformino alle tue idee, la consapevolezza del momento presente si oscura. Senza consapevolezza non sei sostenuto nelle difficoltà, e neppure ti apri a gioia e stupore.
Perdonami la ripetitività, ma il mio ruolo è cercare di riportare la tua attenzione a questo atomo onnipresente e invisibile di consapevolezza. Perché la pratica non è un dato acquisito, per nessuno: è sempre un tornare a casa e ricominciare. Non per togliere le aspettative con la forza, ma per vederle in piena luce.
La Mindfulness richiede impegno e perseveranza ogni giorno, per restare nell’adesso, in quest’atto di leggere, e di respirare, e di toccare. Di star capendo queste parole. Non è un modo di assentarsi quando ci sono problemi, o qualcosa da interrompere quando pensi che le cose vadano meglio.
Mindfulness è imparare a restare con la difficoltà di questo tempo o di questa relazione, senza opporti o lasciare che ti sovrasti, illuminandola, con una postura di dignità. E offre sorprese che nutrono.
Sembra difficile, ma io e te ci siamo addestrati a questo! Ad esempio al contatto, proprio ora, con una sensazione, un suono, un odore o una emozione piacevole. Sai che ogni giornata può avere un momento concreto di presenza, un istante di ricchezza del sentire, di poesia. Sa di sorpresa e di realtà, come vedere un vero okapi, ma è un momento molto più quotidiano. Siediti – o cammina – un po’ con quel momento, torna a gustarlo. Non ci sono solo paure e aspettative, ci sono piccoli stupori, risorse che sono già lì e che basta notare, impreziosire.
Chiudi gli occhi. Ricordi quel sorriso che hai visto oggi per caso, neppure rivolto a te? La sorpresa di quel cane simpatico che ti è venuto incontro? Senti come ti si è allargato il petto quando per un attimo hai guardato il cielo? Percepisci il calore gentile del tuo maglione, il suo contatto con la pelle? Il contatto delle tue labbra?
Non è facile anche perché, come specie, siamo molto più sensibili e attenti agli stimoli negativi. Ci sono automatismi celebrali detti “filtri negativi”, che fanno sistematicamente due errori calcolati: sovrastimano le minacce e oscurano le opportunità. Sono errori utili dal punto di vista evolutivo, perché è molto più importante evitare predatori, compagni aggressivi o rischi naturali, piuttosto che cogliere opportunità di cibo, sicurezza, gioia nelle relazioni: se non trovi una cosa buona oggi, puoi trovarla domani; ma se non eviti un pericolo oggi… nessun domani.
Quindi sei programmato per rispondere in modo molto più intenso e veloce a facce minacciose piuttosto che gioiose, e quelle immagini occupano molto spazio nella tua memoria, per lungo tempo.
Ma non sei solo un animale da savana. Se guardi a questi tempi difficili trovi anche tanti esempi di coraggio, compassione, bei risultati raggiunti. Certo, tendi a dimenticarteli, a concentrarti sul prossimo problema, ma ci sono. Siediti e avvolgili di consapevolezza.
Anche se non ne sei direttamente protagonista, tu ne sei parte.
Riconosci che ci sono atti e pensieri minuscoli e sorprendenti, che ti nutrono? Cosa provi a dare un piccolo aiuto, a mandare una benedizione o un ringraziamento? Cosa senti quando apprezzi davvero un piatto, o un vino, o un cielo azzurro?
Sai intrecciare una rete leggera di eventi buoni, di atti di giustizia o di generosità di cui sei a conoscenza, di gola che si apre, di un pianto stupido e sincero?
E quando ti alzi dal cuscino o dalla sedia, prova a scriverlo, per te stesso, quel momento piacevole e vero. Registra quella sorpresa, rileggila. Più è semplice, meglio è. Spesso ti motiva a intraprendere nuove azioni o pensieri. Magari, chiamerai qualcuno cui volevi fare una telefonata da molto tempo. O forse ti regalerai un nuovo piccolo progetto, che già spande bene intorno con il tuo entusiasmo.
Il segreto di questa pratica non è nel “pensiero positivo”: ti ho proposto di focalizzarti su eventi piacevoli solo perché frequentarli è più agevole, ma puoi fare lo stesso con le tue fragilità e i tuoi bisogni. Il segreto della Mindfulness è nella possibilità del contatto, nel mistero del contatto prima del giudizio e della pretesa, che ha profondità vastissime. Potrai sondarle nel tempo se ti interessa approfondire gli aspetti realizzativi della meditazione.
Il contatto non è un pulsante con scritto sopra “atteggiamento mindfull”, che si impara ad attivare in poche settimane di corso. La consapevolezza del contatto è una questione di cuore, e il cuore va nutrito con la tenerezza, con gentilezza per se stessi e la gratitudine per le cose belle che la vita ti ha donato. Cercale e le troverai.
Ryokan, il monaco poeta giapponese, coltivava un amore per le palle di pezza, i bambini, gli animali e altre cose semplici. Si nutriva di piccole sorprese, lasciava scorrere le emozioni con le stagioni, e sul bordo di quel torrente nascevano saggezza e delicate poesie. Smise di cercare la sua forza e la sua certezza in altri e la trovò in se stesso, in modo tutto suo. Questo è il testo completo della sua poesia, che non si aspetta di cambiare ma resta aperta a ogni cambiamento:
Il giro di elemosina oggi è finito
Al bivio, vago di fianco al tabernacolo buddhista
per parlare con alcuni bimbi
L’anno passato
un monaco sciocco
Quest’anno
nessun cambiamento
Puoi anche tu creare spazio intorno alle tue sorprese come alle tue fragilità, puoi sederti sul cuscino e bordare quello spazio di ascolto e presenza sveglia. Se diffonde serenità, se sorge un’integrità nuova, bene. Se no, nessun cambiamento, e ti nutri della semplice meraviglia di vagare attento intorno a te stesso, di parlare con i bambini. Tutto è già qui, e resta qui, proprio esattamente così com’è.