Yoga informato sul trauma: una introduzione

Lo Yoga è una pratica basata sulla cura e la scoperta di sé, in cui è importante per ciascuno trovare l’approccio più adatto e sicuro per sé, e bilanciarlo in base alle proprie condizioni e al proprio bisogno.

Questo è particolarmente vero per chi ha nel suo trascorso delle esperienze traumatiche interpersonali di vario tipo, che richiedono un approccio al corpo molto delicato e consapevole.

In questo senso è importante che chi ha questo specifico vissuto sappia distinguere tra molti differenti stili di yoga, o almeno tra i principali indirizzi di pratica che si possono trovare, semplicemente con una breve ricerca su internet, in qualunque città europea. Lo yoga è una pratica estremamente variegata, con innumerevoli eccezioni e interpretazioni: orientarsi non è facile, ma è molto importante per chi deve avvicinare le sue sensazioni fisiche con grandissima cautela e delicatezza.

Una variabile cruciale: l’insegnante

Forse la variabile più importante in ogni corso di yoga è l’insegnante stesso: qualcuno è estremamente rispettoso delle caratteristiche di ciascun praticante; qualcun altro è molto direttivo e può, ad esempio, proporre continuamente correzioni visive (mostrando la posizione in modo anche troppo flessibile ed acrobatico), verbali e anche fisiche. Le correzioni sono molto importanti per la sicurezza dello studente di Yoga, ma possono essere troppo intense e intrusive quando sono fatte per corrispondere a un modello dato. Questo è vero soprattutto se comportano un contatto a livello fisico, che in ogni caso non dovrebbe essere improvviso, e andrebbe preceduto da una specifica richiesta da parte dell’insegnante.

La scuola Yoga di Asia

Nasce da uno dei pionieri dello yoga in Europa, il belga Gerard Blitz (allievo – come K. Pattabhi Jois e BKS Iyengar – del Maestro Krichnamachariya, uno dei più influenti maestri yoga indiani del’900) attraverso l’insegnamento dei suoi allievi diretti Franco Bertossa, Giulio di Furia e Beatrice Benfenati. Si tratta di un approccio di Hatha e Raja Yoga (yoga fisico e mentale, secondo termini sanscriti) basato sull’ascolto delle proprie caratteristiche fisiche e dei propri bisogni emotivi e cognitivi, in cui viene incoraggiato l’adattamento delle posizioni allo studente, piuttosto che quello dello studente alle posizioni, la scelta di varianti e supporti, i tempi adatti a ciascuno.

Evitiamo di proporre l’idea di adeguarsi a un modello o di superare sé stessi. Piuttosto invitiamo a ascoltare e frequentare i propri limiti fisici ed emotivi, a osservare le sensazioni associate: questo porta spesso, naturalmente, a ampliare i loro margini di tolleranza e spostare i limiti un poco più in là.
L’insegnante e gli altri studenti sono tenuti in ogni modo a rispettare i confini di ciascuno e il suo spazio personale. Sappiamo che lo studente ha fatto talvolta uno sforzo per entrare nella sala di pratica, e facciamo di tutto per farlo sentire benvenuto, senza avvicinarlo troppo se non lo desidera.
In questo senso lo yoga di Asia ha una impostazione adatta a essere proposto nell’ambito del trauma, ma viene integrato da accorgimenti e setting specifici.

Lo Yoga informato sul trauma

Essenziale al lavoro con il trauma è stata una specifica formazione che l’insegnante di questo corso ha ricevuto da David Emerson, insegnante di Yoga da oltre 15 anni presso il Trauma Center di Boston. Il centro è una avanguardia mondiale nel campo della cura del trauma, e ha condotto per anni ricerche controllate e randomizzate sullo Yoga applicato al trauma, con risultati rilevanti pubblicati da riviste scientifiche accreditate:

Il Trauma center è stato fondato e diretto dallo psichiatra Bessel Van Der Kolk (del quale in italiano è disponibile il libro “Il corpo accusa il colpo”, Ed. Cortina, 2015) dove passa in rassegna con uno stile accessibile tutti casi clinici e molte terapie somatiche possibili, tra le quali lo yoga. David Emerson ha sviluppato il programma di yoga per il trauma e ha scritto due interessanti libri su di esso (Overcoming Trauma throught Yoga, D. Emerson and E. Hopper, North Atlantic Books, Berkeley, Cal., 2011)( Trauma-Sensitive Yoga in Therapy, D. Emerson, W.W.Norton &Company, New York, 2015)

Prima che la terapia, lo scopo di questo corso è rendere accessibile a tutti l’esperienza dello Yoga in totale sicurezza, senza rinunciare a precisione, intensità e bellezza, ma adattandole appunto alle condizioni individuali di chi ha vissuto traumi interpersonali anche leggeri e potrebbe non trovarsi a suo agio in una classe di yoga come quelle sopra indicate.

Alcune indicazioni sullo stile di lavoro nel corso

Il focus delle lezioni è incentrato sulla possibilità di vivere il corpo da dentro, in piena consapevolezza del momento e dello stato presente (mindfulness). L’ascolto del respiro e del suo rapporto con la forma del corpo e con lo stato energetico, con l’attenzione e la concentrazione, è un elemento centrale.

Per insegnare si utilizza un linguaggio non direttivo, che invita all’indagine – “notate se”, “osservate quando”, “permettete”, “sentite”. Piuttosto che indicare qualcosa di giusto o sbagliato questo linguaggio nutre la capacità di sperimentare e di essere curiosi. Inoltre durante la lezione gli studenti sono portati a effettuare scelte e a essere responsabili della propria pratica – con indicazioni che invitano a certe azioni invece di prescriverle: “quando siete pronti”, “se volete”, “uscite dalla posizione quando volete”, “se questa posizione per voi non va, potete provare quest’altra”. In questo modo sono protagonisti della loro pratica e non semplicemente esecutori. Ovviamente la sicurezza è sempre una priorità: vengono date istruzioni chiare e specifiche quando vi è la possibilità di farsi male – ad esempio in una posizione di grande apertura o in cui sono implicate articolazioni sensibili come il collo, le lombari o le caviglie.

Essendo lo scopo quello di ascoltarsi e di identificare cosa è meglio per sé, lo studente riceve correzioni minime, personalizzate e quasi sempre verbali. Sappiamo quanto è utile ricevere un sostegno dall’insegnante che alleggerisca, stabilizzi o renda confortevoli le posizioni, e soprattutto all’inizio questo viene fornito; si fa ampio uso di supporti morbidi (coperte e cuscini) e di varianti delle posizioni per renderle accessibili a tutti in sicurezza. Le indicazioni vengono offerte a un ritmo lento e graduale, ed è sempre possibile parlare con l’insegnante di ogni piccola difficoltà o imbarazzo.

Se accoppiato al lavoro di psicoterapia con uno specialista, lo yoga informato sul trauma ha dimostrato di poter essere uno strumento prezioso per affrontare problemi anche annosi o invalidanti.